Sintomi
Si può parlare di Sindrome dell’intestino irritabile in presenza di dolore addominale frequente (almeno un giorno a settimana nell’arco degli ultimi tre mesi) associato a due o più delle seguenti condizioni:
- defecazione;
- cambiamento della frequenza della defecazione (stipsi o diarrea);
- cambiamento della forma (aspetto) delle feci (liquide o semiliquide/dure, caprine);
In sintesi: se il fastidio e/o dolore all’addome associato a due o più delle condizioni sopracitate persiste per almeno tre mesi, con un esordio dei sintomi almeno sei mesi prima dell’effettiva diagnosi, si è in presenza di Sindrome del colon irritabile.
Altri sintomi tipici della malattia, utilizzabili a supporto della diagnosi, sono:
- sonnolenza;
- nausea;
- mal di schiena;
- disturbi urinari (clicca qui per scaricare gratis la dieta e il menu per l’incontinenza urinaria).
Se i sintomi descritti si associano a ulteriori “segnali di allarme” per altre malattie (es: perdita di peso involontaria e inspiegabile, sanguinamento rettale e anemizzazione, storia familiare di carcinoma intestinale o ovarico, feci più liquide e più frequenti da oltre sei settimane in soggetti di età superiore ai sessant’anni, masse addominali, marker di malattia infiammatoria intestinale) è necessario effettuare ulteriori indagini.
Diagnosi
Un’anamnesi accurata e una precisa valutazione clinico-strumentale sono fondamentali per escludere altre patologie (tumori inclusi) e confermare la diagnosi di Sindrome del colon irritabile, che solo un medico specializzato in gastroenterologia (gastroenterologo) può effettuare.
Raccomandazioni dietetiche generali
- Mantenere una buona idratazione, in quanto un corretto equilibrio idrico è indispensabile per garantire una consistenza morbida delle feci (soprattutto in caso di stipsi).
- Prediligere preparazioni semplici e cucinare senza aggiungere grassi. Cotture consigliate: a vapore, ai ferri, alla griglia o piastra, al forno e al cartoccio.
- Evitare un’alimentazione sbilanciata, con un consumo eccessivo di grassi, protein e povera o priva di carboidrati. Si consiglia invece una dieta equilibrata in micro e macronutrienti, ricca in frutta, verdura e cereali integrali (tipicamente mediterranea).
- Mangiare lentamente, masticando con calma i bocconi.
- Evitare di saltare i pasti.
- Valutare la tolleranza individuali agli alimenti.
ATTENZIONE: Durante la fase acuta (colica), le raccomandazioni dietetiche cambiano! È consigliabile prediligere una dieta “idrica”, volta principalmente a garantire i liquidi e i sali minerali. Attenersi alle indicazioni del medico sulla base del proprio quadro clinico.
I tre capitoli che seguono indicano gli alimenti da evitare, quelli da limitare e quelli generalmente consigliabili in presenza della malattia, ma non la frequenza o la quantità necessaria per un’ equilibrata alimentazione, che può e deve essere prescritta solo dal medico specialista.
Alimenti non consentiti
- Sorbitolo, mannitolo e altri dolcificanti presenti nelle gomme da masticare, nella confetteria, nelle caramelle senza zucchero, etc.
- Superalcolici e alcolici, compresi vino e birra.
- Caffè, tè, cola e altre bevande contenenti caffeina. Evitare le sostanze nervine in generale (es: energy drink).
- Bevande gassate.
- Condimenti come burro, lardo, panna, margarine e altri alimenti ricchi di grassi, in quanto possono rallentare la digestione (es: intingoli, fritture, etc.).
- Insaccati come mortadella, salsiccia, salame, coppa, etc.
- Alimenti precotti o pronti, sia industriali che artigianali.
- Salse elaborate come maionese, ketchup, senape, etc.
- Peperoncino, pepe e tutte le spezie piccanti in generale, perché possono irritare le mucose intestinali.
- Brodo di carne o confezionato con estratti di carne, dadi per brodo.
- Dolci come torte, pasticcini, marmellata, panna, gelati, etc.
- Alimenti preconfezionati o precotti che contengono elevate quantità di “ amido resistente ”, una sostanza presente negli alimenti che non viene digerita dal nostro organismo. A causa di questa caratteristica (non digeribilità), l’amido resistente fermenta nell’intestino ma, se presente in quantità eccessive, può scatenare i sintomi della Sindrome e non è quindi adatto alle persone che ne soffrono. Alcune forme di amido resistente sono contenute naturalmente negli alimenti, altre invece, note con la sigla RS3 e RS4 (leggere le etichette nutrizionali), si formano attraverso procedimenti chimici e fisici, come avviene nella produzione di merendine e altri prodotti industriali.
- Fibra della crusca, in quanto può aggravare alcuni sintomi del colon irritabile e pertanto bisogna stare attenti alle eventuali reazioni negative a questo alimento, da valutare in base alla propria tollerabilità.
Alimenti consentiti con moderazione
- Legumi (es: fagioli, piselli, lenticchie, ceci, fave), a causa del loro potenziale flautogeno.
- Verdure che durante la digestione producono grandi quantità di gas quali cavoli, cavolfiori, broccoli, etc.
- Frutta con potenziale flautogeno come uva passa, banane, albicocche e prugne.
- Latte (alimento ritenuto a rischio), da limitare soprattutto in associazione ad intolleranza al lattosio (qui la dieta apposita).
- Alimenti integrali, valutare la tolleranza individuale.
Alimenti consentiti e consigliati
- Acqua, bere almeno 1,5-2 litri al giorno (preferibilmente oligominerale naturale).
- Pane, pasta, riso, crackers, etc. derivati da qualsiasi varietà di cereali. Quelli meglio tollerati sono segale, orzo, avena e grano intero bianco senza glutine.
- Pesce (fresco o surgelato). È consigliabile consumarlo, nelle dosi prescritte, almeno tre volte alla settimana, preferibilmente cucinato alla griglia, al vapore, arrosto o al forno purché il tutto venga cucinato senza far friggere i condimenti.
- Carne (scegliere tagli magli e senza grasso visibile): manzo, vitello, vitellone, pollo, coniglio, tacchino, lonza di maiale e cavallo. Prediligere la cottura alla griglia, arrosto, bollitura, al forno o anche in umido, purché il tutto venga cucinato senza far friggere i condimenti.
- Latticini freschi e yogurt, quest’ultimo se integrato con probiotici può agire positivamente sulla flora intestinale.
- Formaggi stagionati come il Grana Padano DOP, che non contiene naturalmente lattosio e può essere un ottimo sostituto di un secondo piatto a base di carne o uova. Questo formaggio può anche essere consumato giornalmente grattugiato (un cucchiaio, 10 grammi) per insaporire i primi piatti, minestre o i passati di verdura. Il Grana Padano DOP è un concentrato di latte, ma meno grasso di quello intero con cui è prodotto perché viene parzialmente decremato durante la lavorazione. Inoltre, il suo consumo incrementa l’apporto proteico dei pasti e favorisce il raggiungimento del fabbisogno giornaliero di calcio.
- Frutta. Consumare circa due-tre frutti di medie dimensioni al giorno, a seconda della tollerabilità, preferibilmente con la buccia (se commestibile e ben lavata). In particolare, i kiwi , oltre a contenere una buona quantità di fibre per riequilibrare l'intestino, possono potenziare l'azione delle fibre prebiotiche.
- Verdure. Le fibre permettono una buona contrazione dell’intestino (peristalsi), favorendo quindi il transito intestinale. Preferire quelle molto ricche in fibra grezza come carciofi, insalata, bieta e quelle che contengono i fruttoligosaccaridi (FOS) come asparagi, pomodoro, carote, porri, cicoria.
Consigli comportamentali
- Consumare i pasti a tavola mangiando lentamente.
- Rendere lo stile di vita più attivo (abbandona la sedentarietà! Vai al lavoro a piedi, in bicicletta o parcheggia lontano, se puoi evita l’uso dell’ascensore e fai le scale a piedi, etc.).
- Praticare attività fisica almeno tre volte alla settimana (minimo 150 minuti, ottimali 300). L’attività fisica moderata e a lunga durata concorre ad attenuare i sintomi.
- Non fumare : il fumo contribuisce a danneggiare le mucose dell’organismo.
- Eliminare gli stress ambientali utilizzando al meglio il tempo libero a disposizione, ritagliandosi ogni tanto dei momenti di relax.
- Leggere le etichette nutrizionali dei prodotti, soprattutto per accertarsi del loro contenuto in grassi.
- Ricordarsi dell’importanza del self management (non bisogna trascurarsi!) per un trattamento efficace della propria condizione clinica.
Dieta a basso contenuto di FODMAP
La dieta a basso contenuto di FODMAP (oligosaccaridi fermentabili, disaccaridi, monosaccaridi e polioli) limita i carboidrati alimentari a catena corta, scarsamente assorbiti nell’intestino tenue e fermentati nel grande intestino. I FODMAP si trovano nel grano , in alcuni tipi di frutta e verdura , nei legumi , nei dolcificanti artificiali e in alcuni alimenti preconfezionati. La fermentazione non è caratteristica dei soggetti con Sindrome dell’intestino irritabile, ma peggiora i sintomi in quelli con ipersensibilità viscerale. Se i sintomi persistono nonostante l’aderenza alle raccomandazioni sulla dieta e stile di vita generale, ulteriori consigli sull’alimentazione quotidiana dovrebbero prevedere l’eliminazione di singoli alimenti e diete ad esclusione (es: diete a basso contenuto di FODMAP), forniti esclusivamente da uno specialista in Scienza dell’Alimentazione (raccomandazioni basate su trial controllati e randomizzati e su trial controllati di qualità molto bassa – linee guida NICE).
Avvertenze
Tutte le raccomandazioni e i consigli presenti in questo articolo hanno esclusivamente scopo educativo ed informativo e si riferiscono al tema trattato in generale, pertanto non possono essere considerati come consigli o prescrizioni adatte al singolo individuo il cui quadro clinico e condizioni di salute possono richiedere un differente regime alimentare. Le informazioni, raccomandazioni e i consigli sopracitati non vogliono essere una prescrizione medica o dietetica, pertanto il lettore non deve, in alcun modo, considerarli come sostitutivi delle prescrizioni o dei consigli forniti dal proprio medico curante.
Autori
Dott.ssa Laura Iorio, medico specialista in Scienza dell’Alimentazione
Dott.ssa Michela Barichella, medico specialista in Scienza dell’Alimentazione