Sarebbero i genitori, più della tv, a influire sulle abitudini alimentari
scorrette dei bambini. Lo rivela uno studio condotto dall'Ospedale Pediatrico
Bambin Gesù, nell'ambito di un progetto sostenuto dalla Regione Lazio –
Assessorato alle Politiche Sociali, sulle abitudini alimentari delle famiglie
del Lazio.
L’analisi del campione composto da 600 nuclei familiari non lascia
margine a dubbio: i nostri bambini si nutrono con poco latte, ancora meno
verdura e tanti dolci non per colpa della vituperata televisione, ma per colpa
di delle due figure che più di tutte dovrebbero vigilare sulla loro
alimentazione. I risultati sono stati presentati nel corso del convegno "La
Prevenzione nutrizionale delle patologie cronico-degenerative dell’adulto, in
età pediatrica, nel Lazio" che si è tenuto il 13 maggio a Roma, presso la Sala
Tevere della Regione Lazio.
L’obiettivo principale dell’indagine era quello
di individuare i fattori che influenzano le abitudini alimentari dei bambini in
riferimento al rischio di obesità. Il dato di maggiore rilevanza emerso dallo
studio è l’importanza dell'esempio alimentare che si ha in casa, rispetto a
quello della scuola, della tv o degli amici. Infatti, per esempio, l’incidenza
dell’assunzione di latte meno di una volta a settimana è del 28% nei bambini e
addirittura del 35% nei loro genitori. La cattiva educazione alimentare del
bambino è "trasmessa" quindi più spesso dai genitori.
Le figure genitoriali
non escono granché bene da quest’indagine, considerando anche il fatto che esse
tendono a scaricare la responsabilità delle cattive abitudini alimentari dei
figli sulla tv, sui coetanei e in mancanza d’altro anche sui nonni e sugli
operatori scolastici che seguono i bambini quando loro lavorano. Non tutto però
è perduto: una volta che si è individuato il fenomeno, lo si può utilizzare per
innestare processi virtuosi dei quali i genitori diventerebbero i cardini,
questa volta in senso positivo.
Mamma e papà infatti possono essere i
migliori veicoli di uno stile di vita improntato a una sana alimentazione. Il
76,4% dei figli sono per esempio disposti ad assaggiare un nuovo alimento,
superando anche le resistenze neofobiche, se lo hanno visto mangiare da almeno
uno dei due genitori.
La TV dal canto suo non è stata assolta, perché se è
vero che è la famiglia la determinante fondamentale delle abitudini dei bambini
per quanto riguarda i principali pasti quotidiani, stando sempre ai risultati
dello studio del Bambin Gesù sarebbe la tv a indirizzare pesantemente le scelte
e le voglie per quel che riguarda le merende o, comunque, l'alimentazione
occasionale. Tra i prodotti alimentari reclamizzati quotidianamente sul piccolo
schermo, sono le patatine (22,9%) e le merendine (20,1%) a fare maggiormente
presa sulle menti dei ragazzi, pur rimanendo forte anche l'impatto dei gelati
(15,7%) e delle bibite (12,4%).
Fonte: Ospedale
Pediatrico Bambino Gesù – IRCCS
Realizzato con il contributo del
Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali
D.M. 25961 del
27/12/2007